Consulenza Family con approccio transgenerazionale
Perché
Perché chiedere una consulenza familiare?
Ecco 5 super obbiettivi:
1) dare risposta al perché una relazione è bloccata;
2) accrescere la capacità di stare nel conflitto e riorganizzare le relazioni con i propri cari;
3) adottare una forma mentis interculturale per creare apertura e dialogo;
4) divenire protagonisti nella propria vita affettiva;
5) attivare il proprio potere relazionale;
la casa è il luogo dove si
Cosa rappresenta la tua casa?
Il presente
Saper so-stare nel momento presente conduce alla via dell'essere, via che è fatta di gioia, piacere e vibrante soddisfazione della vita.
è un arredamento d'interni, colmo di vita.
Presta attenzione a come parli, a come comunichi all'interno della tua casa.
Presta attenzione a come cucini, a come pulisci la tua casa, a come guardi tua figlia/o, tua mamma/padre, tuo marito/moglie.
Presta attenzione a come guardi la vita ed imposti i tuoi passi.
Co-crea Ben-essere
Cosa è il ben-essere?
Fai sempre del tuo meglio
In qualunque circostanza, fai sempre del tuo meglio.
Fare del proprio meglio significa agire per il piacere di farlo, così amerete tutto ciò che fate ed ogni azione diviene divertimento.
Siamo nati con il diritto di essere felici e vivere nella gioia, di amare e di condividere il ns amore.
Ben-essere significa esprimere la divinità in noi essendo vivi ed amando se stessi e li altri.
Mediazione Familiare
Decreto Interministeriale 151/2023
Attivabile previo contatto telefonico
Ad i sensi del Decreto interministeriale 151/2023, il Mediatore Familiare è la figura professionale terza ed imparziale, con formazione specifica, che interviene nei casi di cessazione o di oggettive difficoltà relazionali di un rapporto di coppia, prima, durante o dopo l'evento separativo.
Il Mediatore opera al fine di facilitare i soggetti coinvolti nell'elaborazione di un percorso di riorganizzazione di una relazione, anche mediante il raggiungimento di un accordo direttamente e responsabilmente negoziato e con riferimento alla salvaguardia dei rapporti familiari e della relazione genitoriale, ove presente.
- Che cosa si intende per mediazione familiare?
La Mediazione Familiare è un intervento:
- centrato sull’essere genitore
- Dove il mediatore funge da facilitatore della comunicazione
- limitato nel tempo (massimo 12 incontri)
- volontario
- principio fondante è l’auto determinazione che esige che tutto il percorso si basi sulla capacità dei genitori di raggiungere un accordo volontario e non coercitivo
- è un cammino riservato, autonomo dall’iter legale ed extra processuale
Secondo Scaparro F., La mediazione familiare trasmette una cultura positiva del conflitto, valorizza le potenzialità, controlla gli aspetti più distruttivi, sostiene lo sforzo di trovare soluzioni pacificatorie nel rispetto delle differenze; il conflitto quindi inteso come situazione nella quale è possibile recuperare potenziali energie e creare l’occasione per costruire un nuovo e più equilibrato rapporto.
La mediazione familiare è quindi un percorso per la riorganizzazione delle relazioni familiare in vista o in seguito alla separazione o divorzio, è una risorsa per la gestione della conflittualità tra genitori che affrontano la vicenda separativa.
Secondo la relazione illustrativa al decreto legislativo 149/2022 la Mediazione Familiare si propone come percorso di ristrutturazione e rigenerazione della relazione tra le parti nella difficile transizione tra la relazione affettiva ed il mantenimento della genitorialità. - Quali sono gli obbiettivi della mediazione familiare?
- Offrire ad i genitori un contesto strutturato in cui con l’auto del mediatore riescano a gestire il conflitto a vantaggio della capacità di negoziare accordi;
- Aiutare i genitori a cercare soluzioni più adatte alla specifica situazione e dei problemi per tutti gli aspetti che riguardano la relazione affettiva educativa dei figli
- Sostenere i genitori nella ricerca di accordi durevoli, puntando ad una trasformazione della loro relazione e non solo alla soluzione di un problema contingente
- Garantire la continuità dei legami genitoriali per il mantenimento di stabili e significativi rapporti dei figli con entrambi i genitori;
- Incentivare la responsabilità congiunta nelle decisioni da prendere per i figli;
- Raggiungere l’equilibrio doveri/diritti dei genitori verso i figli;
- Facilitare la comunicazione tra genitori nella gestione dei figli;
- Stimolare la collaborazione dei genitori nella gestione dei figli;
- Ricreare un clima di fiducia che permetta di mantenere un livello di rispetto reciproco tra i genitori; - Quali sono le tecniche principali a cui ricorre il mediatore per gestire i conflitti?
- Stile comunicativo chiaro
- Adattabilità nel gruppo di lavoro
- Coesione, mette in comune le abilità di tutti per trovare soluzioni comuni
- Uso dell’ascolto attivo
- Dialogo
- Apertura verso le differenze
- Astensione dal giudizio
- Il perdono quale strumento trasformativo
- Brainstorming
- Problem solving
- Creatività
- Capacità di porre domande
- Neutralità empatica
- Linguaggio positivo
- Riformulazione
- Genogramma
- Porre l’attenzione sul qui ed ora e sul futuro - Quante fasi sono previste durante una procedura di mediazione familiare?
Dipende, vi sono modelli che preferiscono 4 fasi, personalmente, preferisco il modello a 3 fasi:
- Prima fase: è la fase che permette di verificare la concreta possibilità della coppia ad accedere alla mediazione ed il luogo in cui si chiariscono le regole ed il contesto, si indaga la disponibilità individuale, le condizioni generali, il livello del conflitto, il tipo di interazione tra le parti, la fiducia nella mediazione e nel mediatore, le risorse dei coniugi, eventuali progetti, story della coppia, storia legale, volontà a procedere alla mediazione – normalmente si sostanzia di n. 3 colloqui di coppia oppure individuali a seconda dell’approccio di lavoro – il mediatore userà in questa fase alcuni strumenti quali in primis l’ascolto attivo, l’empatia, ed in genere gli skill che si mettono in atto sono di tipo comunicativo anche se il genogramma potrebbe essere un buon punto di partenza da utilizzare in questa prima fase.
- Seconda fase: focus è il presente, con ampia concentrazione sull’analisi dei bisogni individuali, della coppia, della relazione genitoriale e dei figli, si stabiliscono i temi da trattare e si definisce una progetto – normalmente questa fase è la più corposa a cui vengono dedicati dai 5 ad i 7 incontri – il mediatore oltre agli strumenti della prima fase è chiamato ad attivare risorse supplementari quali il brainstorming, problem solving, mappe mentali, ottima capacità di sintesi e di restituzione – è un punto focale dove i vissuti emotivi delle parti possono emergere con grande energia e forza – il mediatore in questa fase deve avere tutte le abilità, gli skills, per dare portare le parti ad una visione più elevata del conflitto divenendo quindi un educatore al conflitto
- Fase terza: è l’ultima fase dove la relazione potrebbe raggiungere una nuova luce ed una consapevolezza, responsabilità genitoriale è condivisa e vi è ampia consapevolezza dell’atto trasformativo della relazione – il percorso si conclude con un accordo dove si stabiliscono i criteri pe il suo funzionamento – solitamente si struttura in due incontri che hanno anche finalità celebrativa del buon esito del percorso. - Quale è la differenza che intercorre tra conflitto e violenza ed in quali casi non è consentita la mediazione familiare?
In primis abbiamo una differenza semantica ma anche percettiva, la società tende ad attribuire alla parola conflitto l’immagine di un contenitore generale quando in realtà il conflitto appartiene alla competenza relazionale mentre la violenza appartiene alla eliminazione relazionale.
Il conflitto indirizza sempre alla relazione mentre la violenza è eliminazione, eliminazione relazionale e dell’altro.
Riassumendo le differenze:
- Conflitto: contrasto, privo dei componenti di dannosità, propensi al cambiamento partendo dal conflitto, è un modello di relazione partecipata dove si ammette il litigio dove si ammette che le parti hanno lo stesso potere ovvero sono in una simmetria di relazione, privo di elementi svalutanti dell’altro, focus sul problema e sulla risoluzione del problema, vi è totale riconoscenza dell’altro e lo si rispetta come individuo, è uno stile comunicativo dove le discussioni focose ed irruente prendono comunque in considerazione l’identità dell’altro;
- Violenza: volontà di eliminare l’altro in quanto viene identificato con il problema, s’instaurano meccanismi di supremazia, uso della sottomissione, s’instaura il ruolo vittima-carnefice, vi è l’intento di dominare l’altro, vi è totale negazione dell’altro.
La violenza non è conseguenza del conflitto ma è figlia dell’incapacità di sostare nel conflitto
Quando in stanza di Mediazione Familiare, il mediatore, raccoglie narrazioni di violenza, il legislatore non lascia dubbi d’interpretazione: vige il divieto dell’avviso del percorso o la sua prosecuzione.
Il mediatore non ha obblighi investigativi e valutativi in materia di violenza pertanto sorge il dubbio se sia tenuto ad un obbligo di denuncia; personalmente ritengo che il mediatore debba fare riferimento ad un obbligo di denuncia generale, quello del comune cittadino che è limitato a determinate ipotesi di reato.
Nel caso in cui il giudice, accertata l’insussistenza delle condotte violente, inviti le parti a rivolgersi ad un mediatore ritengo che la scelta di aprire o meno la stanza di mediazione sia imputare al mediatore stesso poiché è sempre chiamato ad un obbligo generale di riservatezza.
La riservatezza è un punto cardine dell’attività del mediatore che secondo la direttiva del Parlamento Europeo in materia civile e commerciale i mediatori non possono rendere testimonianza o prova scritta e fornire in genere prove su l’invio di una parte ad intraprendere la mediazione, opinioni espresse di una parte rispetto ad una possibile definizione della controversia, dichiarazioni o ammissioni rese da una delle parti in mediazioni, proposte del mediatore, il fatto che una parte abbia acconsentito ad una proposta del mediatore, documenti predisposti ad i fini della mediazione.
Tali prove sono inammissibili nella fase processuale - L’accordo di mediazione:
Al termine degli incontri, l’accordo è visto come un progetto, una mappa, d’intesa che le parti possono utilizzare quale strumento a molteplici funzioni:
- riorganizzazione della propria vita, quella dei figli;
- formalizzarlo ad i fini di una procedura legale di separazione in quanto il documento di accordo prevede anche le condizioni di separazione negoziate nei singoli incontri;
- finalità educativa di guida del rapporto genitoriale;
Dal punto di vista giuridico hanno valenza di accordo pre-contrattuale se sottoscritti dai genitori, dalle parti, se non sottoscritti viene solitamente circoscritto a strumento utile per la riorganizzazione della famiglia; tale strumento quindi può vincolare o meno le parti a seconda della volontà espressa dalle parti stessi.
L’accordi di mediazione familiare si caratterizza per:
- Contenuti: si basano sull’incontro di scelte delle parti, dei genitori, racchiude spesso i bisogni alla base della relazione nella sua nuova veste e può prevedere anche contenuti pratici organizzativi di gestione della vita dei figli/genitoriale;
- Linguaggio: è necessario che sia comprensibile, chiaro, trasparente, di facile lettura e di semplice interpretazione, terminologia precisa, le parole di stesura hanno una puntuale rilevanza;
- Modalità espressiva: uso di un linguaggio pacifico, positivo, aperto, con un rimando alla fiducia, alla collaborazione di tutti i soggetti coinvolti; le espressioni, le parole scritte ed usate, devono avere una spiccata proiezione al futuro.
- Lo stile deve favorire l’incontro delle parti, l’elevazione del ruolo genitoriale, presentando soluzioni in astratto supportate da esempi così da rendere l’accordo uno strumento educativo, di guida alla genitorialità
- Di grande utilità attivare strumenti di problem solving all’interno dell’accordo per garantire una certa autonomia alla relazione in termini di risorse che spostino l’attenzione dalla persona al problema e per conseguenza gli sforzi comuni delle parti devono tendere ad una ricerca comune della soluzione al problema.